portare armonia nel caos
di Silvia Manfrini – Riflessioni da un’esperienza di insegnamento al Liceo Musicale
Affermarsi o Conoscersi?
La ricerca della propria identità nell’adolescente si traduce spesso nella necessità di “far sentire la propria voce” e quindi di conoscerla. Talvolta questa necessità si può accompagnare ad una forte spinta all’affermazione personale.
Risvegliare nel giovane la sensibilità per le frequenze acute proprio in un momento delicato dello sviluppo della personalità è una grande sfida, ne siamo consapevoli. Ma siamo altresì certi che questo risveglio percettivo contribuirà a calmare il sistema e a favorire uno sviluppo più armonioso. È importante accogliere tutte le manifestazioni di questa necessità interiore ad affermarsi, offrendo però nel contempo stimoli sempre nuovi che favoriscano la diminuzione della pressione e lo sviluppo delle frequenze acute nel suono individuale.
Il fatto che il lavoro in alcuni non affiori per un buon periodo alla consapevolezza non è importante, anzi è addirittura proficuo perché la mente non interviene a disturbare il processo.
Ci si trova infatti a lavorare con personalità molto differenti più o meno predisposte a un lavoro su di sé, ma ho potuto osservare che le stimolazioni proposte hanno effetti benefici anche su coloro che ad un primo approccio appaiono meno interessati o attratti da altro.
Il “nuovo si infila tra le pieghe del vecchio” come ben sappiamo e nel corpo di ciascun essere umano esiste un istinto che naturalmente tende al bene.
Vitalità, sorpresa, meraviglia
I ragazzi sono inoltre tutti ben disposti verso un tipo di apprendimento che li rende attivi e partecipi e in cui possono sperimentare un suono vivo e potente che li appaga. A ciò si aggiunge un percorso che offre stimolazioni sempre nuove in cui la sorpresa e la meraviglia della scoperta sono centrali.
Certamente la “voce nuda” spogliata dei vocalizzi in un primo momento può generare un pochino di imbarazzo; un imbarazzo che però ben presto lascia il posto alla curiosità per il nuovo. Non tutti i casi si possono ovviamente affrontare allo stesso modo ma l’insegnante funzionale è sempre pronto a mettersi in discussione e a trovare strade nuove. Funzionalità è sinonimo di flessibilità.
La Funzionalità vocale è particolarmente adatta ai giovani proprio per la freschezza del suo approccio sempre nuovo.
La conoscenza di sé calma la spinta all’affermazione
Il suono abitando il corpo, come una cartina di tornasole mi permette di fare esperienza di parti del corpo che non conosco. Laddove qualcosa si agita e scalcia per essere riconosciuto, il suono porta calma e conoscenza.
Non è sempre un percorso facile con gli adolescenti ma l’insegnante deve attendere che la tempesta si calmi quel tanto che basta per riportare l’allievo verso di sé.
Alle tempeste emotive fanno spesso da contraltare momenti di totale spossatezza e svuotamento, anch’essi non facili da affrontare.
In taluni casi si lavora “in stato di emergenza” ma il suono e il corpo sono spesso incredibilmente pronti e aperti al nuovo tra un assalto e l’altro della mente e degli stati emotivi.
“Canta che ti passa”: approccio al Repertorio
Mi trovo a proporre la Funzionalità vocale all’interno di un Liceo Musicale, quindi il repertorio lo si deve affrontare molto presto.
Chiaramente la ricchezza sperimentata nei suoni singoli spesso non si può vivere nel repertorio, a maggior ragione all’inizio del percorso, ma accettando questa diversità, si può presto comprendere che il repertorio stesso può diventare una stimolazione.
La mente, come ben sappiamo, è sempre pronta a fare assalti per impossessarsi delle nuove scoperte e quindi anche il suono singolo non è immune da questo pericolo.
“Canta che ti passa”, sappiamo bene che nei proverbi c’è una saggezza profonda e per il repertorio è proprio così. La melodia ha spesso il potere di cullare, di indurre un abbandono che talvolta non è possibile con il suono singolo.
Potremmo dire che il repertorio sta al suono singolo come il movimento sta al corpo.
Una delle finalità della Funzionalità vocale è proprio la deprogrammazione dei modelli che di volta in volta si formano lungo il cammino quindi accogliamo anche la melodia stessa come uno stimolo, come un’occasione per fare nuove scoperte.
Questa visuale ovviamente implica la ricerca di materiale che sia adatto al caso nostro.
Importante la scelta di brani e di autori che possano essere in qualche modo di stimolo al suono, che possano indurre un abbandono e bypassare il controllo vigile della mente:
scelgo brani con cui entro in risonanza e sono aperta ad eventuali suggerimenti che vengono dai ragazzi.
Mi assicuro inoltre che l’allievo scelga tra i brani da me proposti qualcosa che in qualche modo lo tocchi e che per lui abbia un significato. In questo modo l’apprendimento avviene in maniera naturale, senza sforzo.
Nuclei tematici
Durante il lavoro di questi anni sono emersi dei nuclei tematici ricorrenti:
- Autocontatto: dal virtuale al reale
- Perdersi nel suono vocale
- Movimento come stimolo
- Cambio di gravità
- Produrre e Ricevere
1. Autocontatto: dal virtuale al reale
Mi percepisco attraverso la vibrazione.
Il lasciarsi attraversare mi riporta al mio corpo immediatamente: lo posso “sentire.”
I ragazzi sono immersi in un mondo dove la realtà virtuale (social, chat e videogames) è onnipresente.
Il semplice gesto del portare la mano su una parte del corpo riporta immediatamente ordine e calma il flusso di pensieri senza boa che incalzano nella mente.
Ecco che il suono e la vibrazione diventano un portale per ritornare a casa.
Sprofondare nel corpo mi offre la possibilità di vivere un senso di smaterializzazione e di perdita dei confini, così anche i pensieri stessi perdono densità.
2. Perdersi nel suono vocale
Anche il suono vocale è vitale per fermare la frenesia dei pensieri: mi permette di uscire dalla contingenza e di entrare in un tempo senza tempo.
Affascinati dalla propria voce i ragazzi cominciano ad osservare Dove si trova il suono nel corpo e a descrivere Com’è.
Essenziali sono le stimolazioni a bocca chiusa che danno la possibilità di udire le frequenze più acute senza la presenza ingombrante della vocale.
3. Movimento come stimolo
Quando la mente comincia a controllare, il movimento è un ottimo antidoto:
il corpo si muove e la mente si ferma.
Il movimento offre numerosi vantaggi perché libera energia e apre ad una percezione più tridimensionale grazie alla stimolazione dell’apparato uditivo.
Il movimento è utile per sbloccare la rigidità fisica e per riprendere contatto con il corpo: un problema molto comune nei giovani d’oggi è quello della mancanza di tono corporeo; un problema che pone non poche difficoltà al docente di Funzionalità vocale.
Il movimento si rivela inoltre molto utile per comprendere concetti musicali quali il “legato” e la “frase” che spesso per i giovani studenti rimangono delle astrazioni se non vengono calati nel corpo attraverso un’esperienza reale.
Possiamo aggiungere ancora che il movimento mi aiuta a “togliere il cantare dal cantare”, ad accettare un suono al di là dai canoni estetici, un suono che esce quasi da sé.
Accettare il Caos nel suono significa accettare di esporre parti di sé sconosciute e non “confezionate”.
Il movimento mi offre l’opportunità di fare esperienza di un apprendimento giocoso, libero dalla supervisione della mente e alleggerito dal sorriso. Mi lascio così sorprendere da ciò che accade e vivo nel presente pienamente, “qui ed ora”.
4. Cambio di gravità
Tutte le stimolazioni che offrono al corpo un cambio di posizione e una diversa relazione con la forza di gravità sono fondamentali perché spalancano sempre nuove possibilità inaspettate.
Cambia il mio punto di vista sul mondo, si capovolge addirittura, così accade al suono e alla relazione con l’aria.
Il cambio di gravità offre la possibilità di deprogrammare i modelli respiratori e fonatori acquisiti e di conseguenza anche i circuiti di pensiero.
Il contatto con il terreno è una chance per cedere il peso, per abbandonarsi e
permette nel contempo di percepire i propri confini.
Cambiando la relazione con la forza di gravità il suono disegna nuovi orizzonti, mi coglie alla sprovvista e la respirazione trova nuove strade lontane da quelle abituali. Ad esempio posso percepire più chiaramente il movimento dell’aria nella parte posteriore del corpo.
Anche quando c’è stanchezza o qualche impedimento fisico al cantare, il cambio della relazione con la forza di gravità offre ai ragazzi la possibilità di fare un’esperienza nuova, anche in silenzio.
Possono chiudere gli occhi e affidare alla terra il peso del proprio corpo
Possono osservare il cielo e abbandonarsi all’infinito, cedere finalmente le armi.
5. Produrre e Ricevere
Il suono, come l’aria, sta dentro e fuori
Dedicarsi al proprio suono vocale significa per il giovane avere la possibilità di sprofondare dentro se stesso e di risvegliare un mondo sensoriale interno. Un pochino alla volta egli comincia a riconoscere e a descrivere i parametri-guida del suono: vibrato e brillantezza.
Nello stesso tempo il suono che emette ritorna immediatamente indietro portando informazioni su ciò che sta fuori (feedback).
Si comincia quindi a percepire un “fuori” con cui entrare in relazione e cantare diventa una sorta di dialogo con l’ambiente, con le altre voci e con gli strumenti.
Senza Caos non c’è creazione: conclusioni
Il caos non è semplice disordine, è anche il motore della vita. L’universo non nacque certo dall’assenza di movimento.
Nell’adolescenza le tempeste emotive e le crisi sono la manifestazione della fucina in cui la personalità sta prendendo forma.
La Funzionalità vocale offre stimolazioni che danno ai ragazzi la possibilità di dare voce a questo caos interiore.
Un caos interiore che diventa energia, materia prima per il suono.
Si può quindi concludere che lavorare con i giovani è un ambito privilegiato.
Si tratta di un lavoro in prima linea che può mettere a dura prova l’insegnante di Funzionalità vocale, ma nello stesso tempo offre squarci sulle infinite possibilità della voce e dell’essere umano.
Immersi in un ambiente che sollecita continuamente il sistema in maniera caotica, è davvero sorprendente come i ragazzi reagiscano con grande prontezza alle stimolazioni proposte. Tutto ciò ci dimostra concretamente che nonostante tutto, le vie del Bene sono davvero infinite.
Una testimonianza
«Perché ti piace cantare?»
«È come se nella vita di tutti i giorni fossi “piatta” mentre quando canto acquisto una profondità».
Kim, 15 anni