Racconti di un viaggio intorno al Cuore del suono

di Nicoletta Antoniacomi

L’INIZIO

Dentro quell’asilo giallo ci sono due momenti che amo più di qualunque altro gioco: dare forma a informi pezzi di pongo colorato (posso veder nascere cigni bianchi, laghetti azzurri, fiori rosa e gialli) e cantare battendo il ritmo su un tamburello a sonagli, insieme ai compagni.

In fondo alla grande sala una giostra e, dalla parte opposta, un oggetto di legno enorme, muto, che nessuno può toccare. Anche a casa c’è un enorme oggetto muto, che apparteneva al nonno.

Ma ecco che un giorno dalla sala dell’asilo arriva un suono. Sono calamitata. Sbircio dalla porta del corridoio. C’è una bambina che tocca quell’oggetto, vicina ad una donna composta e attenta, e tutta la sala risuona.

Ci sono brevi attimi che restano impressi nella memoria per sempre. Un fascino, uno sparire sprofondati nella meraviglia.

“Mamma, vorrei anch’io…”

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Sono passati decenni, a Voce Mea siamo invitati a osservare gli strumenti distribuiti nella grande sala. Sono muti. Anche il grande oggetto di legno è muto. “Evocate il loro suono”… e mi commuovo perché il loro suono lo sento veramente, anche se tacciono.

DISNEY 1

L. non sa ancora leggere né suonare, ma sa cantare, eccome! “Posso venire da te?” significa spesso “cantiamo le canzoni di Walt Disney?” Sfogliamo il grande libro per suonare al pianoforte e cantare le più belle. Sceglie lei, e si ferma alla fine su due pagine aperte senza pentagramma, colorate solo di un unico grande disegno, il momento di una fiaba. Gli occhi di L sprofondano nella carta, e dopo qualche attimo, con voce innamorata mi chiede… “vorrei che mi suonassi questo”.

I bambini sentono, sanno, insegnano.

Il RAC 2

Passa qualche anno, e uno studente porta il “Rac 2” ad una masterclass.

Sento una sorta di affetto fraterno e di affinità col pianista docente ospite, per il suo modo di avvicinarsi alla tastiera e di toccarla, come se fosse la culla di un bimbo.

Finisce il 1° movimento. “Mi suoni il 2° movimento ?” chiede, con lo spartito aperto su quella pagina. Il 2° tempo non è pronto. Gli occhi del docente ospite sprofondano nella carta, e lo sguardo è innamorato. Per qualche attimo non si distacca.

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Note disegnate con l’inchiostro, simboli, forme, immagini, colori.

Quanti anni di dedizione, osservando il loro riflesso dentro di noi, dentro il nostro corpo, dentro le nostre voci; quanti anni per sentirne la qualità, per poterla descrivere! Solo poco a poco scopriamo l’alchemica corrispondenza di oscillazione tra il variopinto mondo che è fuori di noi e quello che è dentro di noi, tra il corpo fisico visibile e il corpo invisibile del suono.

DISNEY 2

Anche C., che fa ancora le elementari, vuole cantare Disney quando viene a trovarmi. Si emoziona sempre. Ha la pelle bianchissima, ma il suono le colora le guance di rosa. “Sente” tutto. Sul pianoforte arriva la modulazione, la musica spicca il volo e ci galleggio sopra. Lei canta e poi “ Che bello! sembra di volare!!”

Voliamo insieme.

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Il suono può essere come un onda, o un flusso di vento, leggero e morbido, ma così potente da muovere ogni cellula del corpo.

UNA MAGIA

La piccola G. ama proprio suonare, sa immergersi nella musica. E’ curiosa, perché c’è un mistero che non sa svelare. Quando un passaggio difficile non viene, le dico di chiudere gli occhi “Ascolta solamente, mentre te lo suono”. Quando tocca a lei, come d’incanto… la sua mano si assesta, e tutto funziona! “Ma tu hai una magia?! Come fai?”

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Le lascio il mistero, ma noi “adulti” abbiamo imparato bene come sia… l’orecchio a suonare!

QUASI LITURGIA

A. non è più un bambino, ha molta esperienza, talento. Gli chiedo di suonare qualcosa col suo strumento a fiato. Mi colpisce il lungo tempo di preparazione, come se la musica cominciasse molto prima di quando comincia. C’è una sorta di sacralità nelle sue azioni: aprire con calma la custodia, togliere il panno, assemblare le parti, trovare un buon posto, preparare il corpo, preparare la bocca. Poi la musica ha suonato da sola..

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Questo rituale lo ricorderò sempre. E’ stata una lezione per me.

IL SENSO

“Come stai L.?”

“Qui dentro benissimo prof! Qui c’è la musica! E’ fuori di qui che non sto bene, spesso a casa mi chiedo che senso ha che io sia su questa terra”

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Siamo su questa terra proprio per suonare, per cantare, per abitare ogni tanto luoghi invisibili agli occhi, dove si può volare anche coi piedi per terra, e dove c’è luce anche se gli occhi sono chiusi.

RITORNO A CASA

Il grande oggetto di legno di famiglia ha compiuto un lungo pellegrinaggio in diversi luoghi, e ora ritorna a casa.

Lo guardo con la sensazione di essere tornata da un lungo viaggio, pieno di incontri, di scoperte, di quelle esperienze profonde e sottili che lasciano traccia, che trasformano.

La voce è trasformata, l’orecchio è trasformato. La mandibola ogni tanto mi chiama “Ehi, mi permetti di sciogliermi per favore? Oggi sono un po’ tesa”. La lingua vuole sempre parlare, ma sento che ha bisogno di galleggiare. Le note sullo spartito sono ben allineate, ma sento che hanno bisogno di spazio aperto per volare.

L’amore per il suono si è propagato nel corpo e si è riunito con il Cuore.

GRAZIE con tutto il cuore

a Maria Silvia, per la maestria, la dedizione, la tenacia. Grazie per avermi sostenuta nel fare ordine nel mio disordine.

a Tarcisio, ritrovato amico nella Musica

a Camilla, per la gioia frizzante che mi ha trasmesso in ogni momento agli amici e compagni di viaggio, per la condivisione delle nostre fragilità

a tutti i miei cari che mi sono stati vicini, anche solo osservando da lontano

e infine a Giacomo, per avermi fatto scoprire quanto è bella l’arte del racconto.

Nicoletta

Racconti di un viaggio intorno al Cuore del suono
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